dal capitolo I
L'alleanza tra il Piemonte e l'Inghilterra
I motivi, che spinsero l’Inghilterra ad appoggiare il Regno di Sardegna nella sua azione contro il Regno delle Due Sicilie, furono diversi e non si può dire se ce ne sia stato uno realmente prevalente.
Il governo britannico innanzi tutto aveva la necessità di mettere il Piemonte in condizione di restituire alla banca londinese dei Rothschild le ingenti somme, che da questa aveva avuto in prestito. In secondo luogo voleva la certezza di poter gestire senza contrasti le risorse minerarie della Sicilia, che forniva addirittura l’ottanta per cento della produzione mondiale di zolfo, preziosissimo perché elemento fondamentale della polvere da sparo, utilizzata all’epoca per la preparazione di tutte le munizioni. In previsione dell’apertura del Canale di Suez (i lavori erano in corso e si sarebbero conclusi nel 1869) l’Inghilterra, però, voleva garantirsi anche il controllo più in generale dell’isola, vista la sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, che si apprestava a diventare il centro delle principali rotte commerciali. Già da tempo, inoltre, il grande impero intendeva favorire nell’Italia del sud la presenza di uno stato vicino ai propri interessi, essendo più volte entrato in conflitto con il Regno delle Due Sicilie, come era accaduto nel caso della guerra di Crimea, quando Ferdinando II, nonostante le richieste di Londra, non aveva voluto chiudere i suoi porti alle navi russe. L’invasione piemontese del cattolicissimo stato borbonico, infine, era appoggiata anche dal potente capo degli Evangelici, Lord Anthony Shaftesbury, e dagli altri maggiori rappresentanti dei movimenti protestanti d’oltremanica, i quali, insieme ai liberali e alla Massoneria, stavano conducendo un’aspra lotta alla Chiesa di Roma e attraverso il loro alleato speravano di colpirla direttamente in Italia.